gennaio 1999 Associazione "Augusto per la vita" - Via De Amicis, 44 - 42017 NOVELLARA (RE) conto corrente postale 14395420
|
POSTA
Gentile signora,
desidero ringraziarLa per aver dato risalto sul giornalino "Augusto per la vita" al mio libro di racconti ”La luna rotta", ma in verità, la ragione per la quale scrivo è un'altra.
La mia lettera vorrebbe in qualche modo rispondere, da giornalista a giornalista, a quanto pubblicato in penultima a firma Roberto ''Freak'' Antoni. Non vi è in quell'intervento una sola parola condivisibile sotto il profilo umano (non mi curo di quello tecnico); mi rattrista invece il più che severo giudizio sui Nomadi. Ciò induce ad una necessaria riflessione. Augusto era certamente il capo carismatico dei gruppo - e per molti versi credo lo sia ancora - tuttavia non ho mai pensato di disgiungere la sua forte personalità da quella di Carletti o degli altri: tutto era finalizzato ad un progetto ben definito. Meglio, ad un sogno.
Non ho mai pensato al Nomadi riferendomi ad Augusto ed escludendo il resto dei gruppo. I Nomadi sono stati grandi tutti insieme e sarebbe ingiusto, oggi, ricondurre il successo al solo Augusto, pur se egli era l'anima lo spirito di quella musica. Antoni li trova attualmente mediocri e usa parole pesanti al loro indirizzo, in definitiva accusandoli di truffare e presentarsi al pubblico sotto mentite spoglie. Ma accade anche frequentemente che rilevare la mediocrità altrui sia altrettanto facile come occultare la propria. Perché mai i Nomadi superstiti dovrebbero dimostrare di avere una briciola del carisma di Augusto? e perché dovrebbero cambiare nome al gruppo? Per quale componente di follia e di autodistruzione dovrebbero ritirarsi? e ritirarsi da che? No, io non dispongo di una cultura e di una competenza musicale tali da consentirmi di disquisire adeguatamente sull'argomento; tuttavia vorrei, con molta serenità, richiamare l'attenzione di Antoni, e magari di qualcun altro, su ciò che rappresentano oggi i Nomadi, tenuto conto che la musica. come tutto ciò che conta al mondo, ha sempre due facce: il divenire e la tradizione, ossia il futuro e il passato. E nessuno può fare a meno dell'altro.
Vi è forse qualcosa di illecito, di falso, di moralmente inaccettabile nel desiderio di perpetuare un mito attraverso la proposizione, legittima ed onesta, di una stagione di successi che non è dato ad alcuno cancellare? Affermare che Carletti e soci rappresentano solamente la sfumatura dì una stagione magica e fortunata pare una cattiveria gratuita e sproporzionata al concetto che si intende sviluppare. Inoltre, aggiungere l'aggettivo fortunata al magica è un poco come rimandare ad un generoso quanto accidentale coacervo di eventi che trascendono l'impegno, la competenza, la capacità. Insomma, nelle parole di Antoni, traspaiono una sorta di inconfessato livore malamente represso, di indignazione strumentale, di stupore all'incontrario che genera dubbi amletici e qualche goccia di veleno. Chissà! Io no! io che sono un sognatore non mi faccio coinvolgere nell'aspro conflitto generazionale che opprime Antoni; non mi pongo il quesito inutile (e barbaro) relativo alle possibilità di Carletti di paragonarsi ad Augusto (e perché poi dovrebbe farlo? con che movente culturale?); non immagino cosa sarebbe stato dei Beatles se si fossero ripresentati al pubblico senza John, perché tutto ha una storia propria e tutto una sua dignità. E allora? Non ho letto cosa il giornalista abbia scritto su Repubblica e nemmeno conosco i termini complessivi della querelle, ma prendo atto che in quelle righe sul giornalino non è dato spazio ai sentimenti. Nessun amore per il presente e certamente nemmeno per il passato. Solo parole, parole ... e si sa, "verba volant", mentre i Nomadi sono lì ... senza essere il fantasma di alcuno. Gentile signora, io non sono uno storico, avvezzo a rispondere agli interrogativi e non a porli, eppure, in questo caso, sono veramente tante le domande scaturite dalla minima analisi di uno scritto che mi amareggia. Ma non attendo risposte, né desidero permanere nella polemica, sterile ed inconsistente.
Le auguro di cuore un buon lavoro e rinnovo a Lei ed al cari Nomadi la mia più sincera stima.
Giancarlo Malacarne