AUGUSTO DAOLIO - NOMADI
ALLA GRACELAND PADANAdi Gino Castaldo
Novellara- Tutt'intorno l'orizzonte è piatto, piattissimo. Siamo nel cuore della pianura padana, dove i paesini si succedono ordinati, tranquilli. Le case lungo la strada che porta al cimitero di Novellara sono modeste ma pulite, dignitose. Prati ben squadrati e facciate tirate a nuovo. Anche il piccolo cimitero è ben tenuto. Basta entrare e si avverte immediatamente che c'è qualcosa di speciale. Basta un colpo d'occhio dal cancello e si capisce subito qual è la tomba di Augusto Daolio, il cantante dei Nomadi scomparso dopo una breve fulminante malattia nell'ottobre del 1992. Sono passati sei anni ma è come se fosse accaduto ieri. La tomba è contornata di oggetti, disegni, lapidi, fiori, una piccola, normale tomba diventata una specie di mausoleo pop-art grazie all'incredibile devozione dei fans che continuano ad arrivare da tutta Italia e che lasciano un segno, un pensiero, un oggettino, qualsiasi cosa pur di testimoniare in modo tangibile la devozione per il grande fratello maggiore Augusto. Se qualcuno pensava che queste cose accadessero solo al Père Lachaise di Parigi, dove c'è la tomba di Jim Morrison o sui sepolcri di Elvis Presley e Jimi Hendrix, dovrà ricredersi. Qui nel cuore dell'Emilia operosa e rocchettara vive un culto che non ha nulla a che invidiare ai miti stranieri. Tutto, in questo luogo, parla di un grande amore, di un imponente popolo che all'ombra dei media aveva scelto il suo eroe, combattivo, buono, italianissimo, un bravo compagno che dopo trent'anni di canzoni ancora "teneva botta", non mollava, continuava a cantare di libertàe di solidarietà. Augusto viveva solo, con la madre. Un'immagine molto diversa da quella delle classiche rock-star, tutte mistero e trasgressione. "Era proprio un bravo fijol" ci racconta una gentile vecchietta che siaggira per il cimitero e ci accoglie contenta :"Mo che bravo, si è ricordato di Augusto. Erano amici?". No, signora, purtroppo no, non eravamo amici, ma a percepire la devozione che aleggia qui intorno c'è da rimpiangerlo davvero. Sulla pietra tombale c'è di tutto: puffi, cartine, accendini, anelli. Accanto c'è un cipressino talmente pienodi cuori e altri souvenir da sembrare un albero di Natale. Qualche anima buona ha sistemato un paio di mobili in legno per sistemare centinaia di oggettini, cerchietti per capelli, anellini, bracciali, perfino una tessera da alpino. Ci sono due aironi in metallo per ricordare l'impegno di Augusto in favore degli uccelli che lì vicino avevano deciso di stabilirsi (e oggi grazie a lui vivono indisturbati in una bellissima riserva ecologica)un pallone, disegni, fotografie, un bonsai con la dedica "da Lupo e lasua band". Ma soprattutto colpiscono i messaggi. Su un pezzo di legno "scolpito dalle acque del Po" il Fan Club di Carmagnola ha inciso la frase "Il fiume riporta quello che trova". Sotto un dipinto su vetro c'è scritto "Muore l'uomo, ma immortale è il poeta le cui canzoni sono il palpito del cuore del suo popolo". E ancora :"Sono qui ad applaudire il tuo silenzio", "Salutami le stelle", e poi ovviamente frasi di canzoni, "Ma che film la vita, tutta una tirata ..." e una, citata più di tutte, "Io vagabondo". Era l'inno principale di questo invisibile popolo che aveva scelto Augusto come proprio idolo, un popolo che continuava e continua tuttora a celebrare raduni che assomigliano a Woodstock, tutti tra l'Emilia e il Veneto, raduni che durano ore e ore, nei quali un popolo di fedelissimi sventola le bandiere rosse, ricorda una storia che sembrava in parte terminata, almeno nei luoghi ufficiali del consumo della musica, ma che era continuata inalterata in questo lembo di terra che Guccini ha chiamato "tra la via Emilia e il west", nell'orizzonte di questo "plat pays" che ha scatenato la fantasia di un sacco di rocchettari (tra cui i famosi Vasco Rossi, Ligabue, i Nomadi perl'appunto). I fans scrivono dappertutto "SEMPRE NOMADI". E' la frase di riconoscimento, il codice di appartenenza a questo culto. Ma non c'è la febbre sciamanica e trasgressiva che circonda la tomba di Jim Morrisona Parigi, nè il rispetto un pò ingessato che avvolge i visitatori che arrivano a Graceland, dove per vedere la tomba di Elvis bisogna superare un'enorme supermarket e poi salire su un pullmino che porta in fila gli ossequianti davanti al giardinetto sepolcrale. Qui tutto è aperto,nessuno ha niente da vendere, la gente viene spontaneamente grazie a un tam tam che non si interrompe, e traspare una forma d'amore struggente, sincera, per una figura di artista rock tutto sommato insolita. Augusto era pacato, orami maturo, un bravo tipo che non proponeva eccessi, divismo fatuo e narcisistico. Tutt'altro. Augusto Daolio e i Nomadi cercavano solo di mantenere viva la memoria di un'identità che nel paese si stava perdendo. Lo facevano continuando a cantare le canzoni di Guccini con cui erano diventati famosi negli anni Sessanta, e poi tutte le altre che hanno scritto in seguito. E i "nomadi" accorrevano da tutta Italia, da un'Italia sommersa e poco analizzata, per celebrare il rito di quelli che non vogliono dimenticare.